A me il romanticismo senza riserve ha sempre dato un certo fastidio, soprattutto quando diventa una melensa retorica poco realistica che porta a vedere tutto come qualcosa di meraviglioso. È un po’ quello che succede quando si parla degli anni del liceo, attorno ai quali aleggia questo immotivato mito di leopardiana età fiorita: dicono sia il periodo delle vere amicizie, quelle che dureranno per sempre, dei corteggiamenti, della prima volta, delle aspettative, della felicità. Per carità, non che non sia vero, ma questo sogno a occhi aperti andrebbe decisamente ridimensionato. Non illudetevi, di questo periodo della vostra vita non vi mancherà assolutamente nulla, non fidatevi di chi vi dice che lo rimpiangerete, che dovete godervelo finché dura. La verità è un’altra.
La verità è che in media a ogni classe vengono affidati più di venti alunni e senza alcun criterio di reciproca affinità o potenziale simpatia, dunque la probabilità che i vostri compagni vi piacciano, tutti e sinceramente, è minima. Se si aggiunge che si è a malincuore costretti alla convivenza sei ore al giorno per cinque giorni a settimana (per giunta appena svegli), il risultato è un vero e proprio incubo. Inevitabilmente, il fatto di essere costretti in classe influirà sulla vostra felicità. Avrete spesso l’impressione di star perdendo tempo. Non resterete in contatto con nemmeno un quarto della vostra classe e non rivedere più la restante parte dei vecchi compagni vi farà piacere più di ogni altra cosa. Non vedrete l’ora che tutto questo finisca, di liberarvi dei professori, delle materie tra loro incompatibili e di tornare liberi.
La verità è che di cinque anni di studio non vi resterà assolutamente nulla. Le interrogazioni hanno la sola utilità di essere umilianti, perché un giudizio, un numero, non vi spronerà a fare di più, spesso succederà il contrario. Nessun professore mai cercherà di incitarvi a mettere in discussione ciò che leggete. Quello del liceo è un apprendimento sterile e banalizzante: Leopardi non era un pessimista, De Beauvoir non era solo la compagna di Sartre e la storia non è fatta di date. Il solo reale motivo che vi spingerà a studiare sarà quello di ottenere bei voti. Per ogni interrogazione affrontata, però, per quanto eccellenti siano i giudizi, mai verrà dimostrato ciò che realmente sapete. Perché imparare a memoria suffissi di composti, le caratteristiche della poetica di Pascoli o svariati teoremi matematici non farà di voi dei chimici provetti, potenziali saggisti né tantomeno aspiranti ingegneri. Un apprendimento così terribilmente generalista e rigidamente teorico spegne completamente la curiosità e impedisce a ogni alunno di esprimere al meglio le proprie potenzialità, portando a uno spaventoso imbruttimento culturale. Per ogni materia in cui eccellerete ce ne sarà un’altra in cui non andrà ugualmente bene: non lasciate che questo definisca il vostro valore. Non sarà un 60 o un 100 a dimostrare ciò di cui siete capaci.
La verità è che dipende tutto da voi. Il voto di maturità non avrà significato e non lo avranno nemmeno gli interi pomeriggi chiusi in casa a studiare, i pianti isterici, le crisi d’ansia. I testi scolastici non vi hanno insegnato e non vi insegneranno nulla, per questo è importante che impariate da soli. Leggete gli autori che vi sono stati assegnati per capirli davvero, leggete quelli che il professore non vi ha fatto studiare perché bisognava “finire il programma”. Siate curiosi, ma siatelo autonomamente. Seguite i vostri interessi e preoccupatevi di fare quello che vi piace. Imparate da soli a conoscere Fellini e Godard, Benni e Z. Smith, Marina Abramović e Gipi, i Sigur Rós e Lucio Dalla. Non è vero che le facoltà umanistiche sfornano disoccupati: è solo dimostrando quanto valete che potrete farcela, che vogliate essere dottori o scrittori, avvocati o registi. Stringete i denti, terminate il liceo e concentratevi sul vostro talento. Lasciate che questo vi guidi nella scelta della giusta facoltà (o nella scelta di non frequentare affatto l’università!). Sarà il tempo e la voglia di fare a portare i risultati sperati. Non avete bisogno di chiedere il permesso per essere felici e per fare quello che vi soddisfa davvero.
La verità, cari maturandi, è che la vostra vita inizia in questo momento e vi servirà molta più fortuna ora che per riuscire a copiare durante i compiti in classe senza farsi beccare. Sarà difficile, ma alla fine tirerete un sospiro di sollievo. Appena metterete piede fuori dalle mura del liceo dopo il sudato orale, di colpo, tutto quello che ci sarà stato prima non conterà più nulla. Non importerà neppure quello che le individuali opportunità vi avranno permesso di sapere. Sarà invece quello che avrete voglia di conoscere a definirvi davvero.
Con l’augurio di trovare la vostra strada. Firmato: una pessima ex studentessa liceale senza rimpianti.
[…] (nota: questo articolo nasce in risposta a questo qua.) […]
Cara Lucia,
ho scritto questo pensiero in risposta al tuo articolo.
http://thecio.eu/maturandi-qualcosa-del-liceo-rimpiangerete/
un saluto
Ciao Luca, grazie per l’articolo. Ti ho risposto nei commenti.
Sempre detto che l’unica cosa che rimpiangerò delle superiori saranno i professori. La maggior parte di quelli che ho avuto mi hanno davvero insegnato il significato della loro materia, mi hanno davvero fatto incuriosire. Per il resto non trovi altro che compagni stronzi e merda a non finire.
Ciao Reb, grazie del commento. Sono felice di sapere che durante il tuo percorso scolastico ti sono stati accanto dei docenti appassionati e appassionanti. Purtroppo, salvo eccezioni, non ho avuto nel complesso la stessa fortuna. Non preoccuparti dei tuoi compagni: il mondo è pieno di persone con cui condividere le proprie esperienze. Spero comunque non fossero tutti così stronzi. Dalla mia esperienza, almeno un paio si salvano.
Un bacio.
[…] Cari maturandi, non rimpiangerete nulla […]
Io insegno letteratura inglese in un liceo scientifico di Torino Non ho mai allevato studenti come polli in batteria, ho sempre cercato di farne dei cittadini del mondo, consiglio vacanze e lavori all’estero, propongo letture non convenzionali. I miei ex allievi tornano a trovarmi e con molti ci ritroviamo a ragionare davanti ad una birra. Mi dispiace che tu abbia un così triste ricordo dei tuoi anni del liceo, ma credo che non possa essere solo colpa dei tuoi professori .
Ciao Pina, grazie del tuo commento. I tuoi alunni sono sicuramente molto fortunati e conosco personalmente docenti che come lei riescono a cambiare radicalmente l’esperienza liceale dei loro alunni. Purtroppo questi non sono mai stati i miei professori. Sicuramente la colpa della mia esperienza non è stata solo di cattivi insegnati, ma anche di mie scelte sbagliate, dettate dall’inconsapevolezza dei tredici anni. Col senno di poi avrei fatto altre scelte, più in linea con quelle universitarie e soprattutto con le mie doti, ma col senno di poi sono bravi tutti, specialmente quando si giudicano decisione prese quando si era praticamente ancora bambini.
Le auguro di mantenere il rapporto che mi ha descritto anche con i suoi alunni presenti e futuri. Non c’è nulla di più prezioso che venire a contatto con l’umanità dei propri maestri.
Ancora grazie, la saluto.