Per chi non fosse informato, facciamo un brevissimo riepilogo delle puntate precedenti: Colapesce è un cantautore siciliano tra i più popolari della musica indipendente italiana e soprattutto tra i più apprezzati, designato da qualcuno come erede di Dalla e Battiato. Alessandro Baronciani è un disegnatore, formatosi anch’egli in un contesto indipendente – quello della fanzine – e approdato ora alla fiorente realtà della Bao Publishing. È proprio questa casa editrice a pubblicare nel 2015 il fumetto La distanza, scritto da entrambi e disegnato doverosamente da Baronciani. I due artisti (della parola uno e dell’illustrazione l’altro) hanno da questa esperienza tratto l’idea per il tour dei “concerti disegnati”, che li porta insieme in giro per l’Italia mostrando all’affezionato pubblico del cantautore la fusione viscerale che i lavori dei due sono capaci di raggiungere. Mica male come idea, no? E se sulla carta il fatto di assistere contemporaneamente al concerto di Colapesce e al live painting di Baronciani entusiasma, dal vivo le aspettative non vengono di certo meno.
Come già detto, Colapesce è un artista della parola, considerato discendente diretto della più dignitosa generazione di cantautori del nostro Paese. Per questo la sua musica è un’esperienza prima di tutto razionale, oltre che emotiva, che richiede alla mente di fare un passo avanti e trascinare soltanto poco dopo il cuore. Ascoltare Colapesce e non prestare attenzione ai testi talvolta struggenti e altre volte beffardi significherebbe vivere un’esperienza a metà. La natura della sua esibizione, però, cambia radicalmente se accompagnata (con sapiente abbinamento di immagini e parole) al disegno di Baronciani, che costringe lo spettatore a una radicale condizione contemplativa. Cos’altro si potrebbe fare, poi, se non lasciarsi rapire dalla magia visuale e al tempo stesso lirica dello spettacolo?
Lo stupore alla base dello spettacolo di Colapesce e Baronciani
Siate però lungi dal pensare che il tour proposto da Colapesce e Baronciani voglia essere una pomposa manifestazione virtuosistica, così come dal credere che la funzione del disegnatore sia semplicemente di sfondo, perché ci si distacca per brevi momenti dalla contemplazione e lo si fa anche in modo estremo, ridendo di assurdità che appartengono però al reale. Sono continui i battibecchi giocosi tra musicista e disegnatore, ma altresì in modo straniante spesso queste interruzioni arrivano nel bel mezzo delle esecuzioni. Colapesce e Baronciani si stupiscono, canzonandolo, del fatto che il pubblico non intuisca da sé quando gli viene richiesto di cantare, ma così strano non deve essere: è difficile immaginare di essere coinvolti in una bellezza tanto grande da non appartenerci (o almeno da convincerci che questa non possa appartenerci) e sentirsi chiamati in causa in uno spettacolo così mozzafiato può cogliere di sorpresa. Anzi, deve, perché lo stupore è alla base della coscienza del bello.
La performance di Colapesce è (quasi) perfetta, capace di regalare momenti di apparente improvvisazione e libera rivisitazione: tra archi e pedali, la chitarra tra le mani del siciliano acquista identità ogni volta diverse e inaspettate, nell’uso e nel suono. Si concede perfino qualche piccolo momento da rockstar, anche questi atti (non per forza in modo volontario e programmato) a meravigliare lo spettatore che si è abituato a veder suonare Colapesce rigidamente in piedi, se non addirittura seduto, e quando si alza non solo lo fa improvvisamente, ma con altrettanta imprevedibilità rovescia con un gesto paradossalmente lieve gli sgabelli sul palco. È la distruzione di un amore, che è anche distruzione di certezze e aspettative, di pregiudizi. È la rinascita dello stupore e se quello che diceva Oscar Wilde – cioè che la vita è degna di essere vissuta solo se si continua a stupirsi – allora questo spettacolo non può che fare profondamente bene.
Scaletta
Oasi Egomostro Un giorno di festa Sottocoperta Brezsny Reale S'illumina Satellite Maria Maddalena (cover di Venditti) Maledetti italiani La distruzione di un amore Restiamo in casa Bogotà (con Alfio Antico) Le foglie appese L'altra guancia Sold out
No comments