A una settimana dalla fine del Festival e dall’inizio delle polemiche di routine su vincitori e sconfitti, ne abbiamo sentita di ogni – sulle principali testate quanto sui social – riguardo a Occidentali’s karma, il brano di Francesco Gabbani, che oltre a essersi piazzato sul gradino più alto del podio sanremese è anche, ad oggi, la canzone più venduta e trasmessa tra quelle partecipanti e il suo video ufficiale conta già più di 17 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Per ribadire l’importanza di un ideale che al nostro sito sta molto a cuore, il confronto, abbiamo deciso di proporvi due differenti e quasi totalmente divergenti opinioni di altrettante nostre firme, Lucia e Milena, che propongono le loro personali risposte alle domande più gettonate sulla canzone, giungendo infine a una conclusione unanime (ma non facciamo anticipazioni). Ribadiamo così, a modo nostro, quanto libera possa essere l’interpretazione di un testo poetico, categoria in cui le canzoni rientrano a pieno titolo per definizione, e quanto valide siano tutte le possibili letture.
Il testo ha senso?
Il testo vuole farci notare quanto tutte le cose che citiamo sentendoci intellettuali siano estremamente ripetitive e banali, perché siamo nati e cresciuti in una società che ci ha plasmato decidendo per noi cos’è la cultura, studiando tutti le stesse cose (citazioni di Shakespeare, Eraclito e Marx), amando tutti gli stessi film (Singing in the rain), comprando le stesse marche (Chanel), aspiriamo tutti a essere lo stesso tipo di persona (dover essere; AAA cercasi, umanità virtuale, sex appeal), che emerge per “15 minuti di celebrità” (per dirla alla Warhol) e poi viene dimenticata («per tutti un’ora d’aria… di gloria»). L’omologazione inoltre ci fornisce le risposte a tutte le nostre domande, perché le nostre domande sono sempre le stesse, vivendo in un contesto assolutamente standardizzato che rende simili noi e i nostri pensieri («Risposte facili, dilemmi inutili», nonché tutti i riferimenti luogocomunisti al web). Persino adesso che si guarda all’Oriente per cercare nuovi spunti e nuove mode, per prendere una boccata d’aria fresca fuori dall’occidentalismo, si guarda tutti nello stesso modo, si guardano le stesse cose, banalizzando ogni cultura. Quindi tutti i riferimenti all’Oriente non sono altro che una provocazione rivolta a tutti gli occidentali che si avvicinano alla cultura orientale e involontariamente la occidentalizzano. Guardiamo alla spiritualità e la riduciamo a un prodotto confezionato come solo noi sappiamo fare. L’occidentale vorrebbe fuggire dal suo mondo materialista ma non ci riesce e ne rimane soffocato; è in trappola, ostaggio del consumismo che crea dei bisogni che non abbiamo («Nella tua gabbia 2 x 3 mettiti comodo»). Distrutta sia la cultura occidentale sia il tentativo di una fuga nella spiritualità, resta solo il rifiuto post-moderno della canzone nei confronti della banalissima inconsistenza dell’occidente moderno.
Aldilà dei riferimenti alla cultura pop, la citazione più famosa è La scimmia nuda, contenuta nel ritornello, che riprende il titolo di un saggio etologico. Su questo punto, vi propongo la riflessione della pagina Facebook divulgativa B-4-Biology: “E la scimmia, quella scimmia già tanto schernita dalla massa, non è altro che la scimmia di Morris, zoologo inglese famoso per avere studiato a lungo i primati e aver racchiuso tutto in questo bellissimo libro pubblicato nel 1967, proponendo uno sconvolgente e al tempo stesso rigorosamente scientifico studio sull’Uomo. Ma lo ha studiato in quanto scimmia, e cioè come l’unico, tra le quasi 200 specie di scimmie, ad essere sprovvisto di peli. Nudo, appunto. […] quest’anno non ha vinto solo una bella canzone, ha vinto un messaggio intelligente, diretto, vero! E prima di giudicare, qualsiasi cosa, fate quantomeno uno sforzo e cercate di capirla. Perché sennò l’unica differenza tra noi e i nostri meravigliosi cugini sarà davvero, soltanto, l’assenza di pelo”.
L’ultima riflessione da fare riguarda l’anonimato degli uomini che non sono più individui ma «selfisti anonimi» o, ancora peggio, «corpi asettici». Uomini combattuti tra l’essere e il dover essere, uomini che rinunciano all’intelligenza in favore di una meno faticosa accettazione dello standard culturale occidentale che ci protegge dalle domande più pericolose, perché potrebbero addirittura farci pensare!
Allora critica la società ma non propone soluzioni o alternative?
Non ci sono giudizi e dita da puntare; non sul fatto che “Facciamo yoga ma guai se non abbiamo l’outfit giusto”[1] almeno, una questione di dubbia rilevanza. Non lo faceva Morris ne La scimmia nuda, che Gabbani stesso cita come sua principale ispirazione, strumentalizzandone i contenuti, e non lo fa nemmeno un altro brano che a Morris e al suo atteggiamento riflessivo rende più giustizia. Mi riferisco a Protobodhisattva de I Cani, che affronta esattamente lo stesso argomento di Occidentali’s karma ma facendo uso di un’irriverenza certamente meno banale e rimanendo, pur nell’analoga sintesi, più fedele agli input del libro, riflettendo sulla nostra origine, comune a quella di tutte le altre specie, e sulla quella normativizzazione di ogni tipo di abitudine (sessualità compresa) che ha finito per renderci «un animale strano».
Se Gabbani propone soluzioni? No, non lo fa. Questo perché non parla di reali problemi da risolvere.
Questo non vuol dire che la canzone vada bene solo per essere ballata. Il ballo è semplicemente la risposta che la canzone dà a se stessa in un contesto molto più ampio, di cui ho già trattato sopra.
Ho letto anche un’interpretazione diversa dalla mia che secondo me merita davvero considerazione: per il docente di Lettere Michele Giordano, la soluzione andrebbe ricercata nel verso “la scimmia si rialza”[3]. Secondo il professore, il brano crede in una rinascita, come se gli uomini, nel corso della storia, fossero destinati ad affrontare ciclicamente la loro pars destruens per poi risorgere e mettere in atto la pars construens della storia umana. Non so se questo riferimento alla filosofia nietzschiana fosse voluto, ma sicuramente, se lo prendiamo per buono, possiamo estrarre dal testo un messaggio molto più positivo di quello che avessi previsto.
È banale?
Ovviamente, poi, non poteva mancare la critica al web, che ormai è ovunque. Internet come male assoluto, lo strumento che ricoglionisce “laggente“. Se proprio dobbiamo sorbirci questi sermoni, meglio un brano molto più onesto (ché almeno non ha pretese) come Vorrei ma non posto di Fedez e J-Ax, che con molti meno paroloni e senza voler scomodare Morris & Co. sfrutta gli stessi tormentoni e temi per far ballare gli italiani che affollano le spiagge soleggiate. «E come faranno i figli a prenderci sul serio / con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook», «abbiamo speso un patri-monio / Impazziti per la moda, Armani-comio / L’iPhone ha preso il posto di una parte del corpo / E infatti si fa gara a chi ce l’ha più grosso». A ben vedere, non suona molto diversamente da «Nella tua gabbia 2 x 3 mettiti comodo / Intellettuali nei caffè / Internettologi / Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi», «Piovono gocce di Chanel / Su corpi asettici […] Tutti tuttologi col web / Coca dei popoli / Oppio dei poveri»: stessi riferimenti all’uso smodato di Internet e alla costruzione di un’apparenza accettabile e rispettabile in cui gioca un ruolo rilevante la moda (Armani da una parte, Chanel dall’altra).
Questo a dimostrazione che Gabbani, nei contenuti, non ha proposto granché di nuovo, ma ha soltanto cercato un modo diverso per proporre un tema terribilmente già sentito. La formula trovata non ha però grandi meriti, se non la capacità di gonfiare l’ego di chi riesce a cogliere i “coltissimi riferimenti” e permettergli così di giudicare come ignoranti quelli per cui invece questa è soltanto la “canzone della scimmia”. Ecco, non ne sentivamo il bisogno.
La musica è troppo commerciale?
Occidentali’s karma gioca con l’idea di tormentone tanto nel testo quanto nell’arrangiamento, peccando proprio per questo di incoerenza: se le parole vogliono infatti fare ironia sui cliché e muovere a loro modo una critica, la musica invece li asseconda totalmente, cerca di coinvolgere con suoni sostanzialmente semplici. Per quanto non esista una definizione di “troppo commerciale” (qual è il limite? Non credo esista), è certo che la facilità della musica faccia venir meno i – supposti – fini della canzone e spinga l’ascoltatore al semplice trasporto più che a una reale riflessione, facendogli cantare su un motivetto ben calcolato qualche slogan ormai inflazionato su web e webeti e altri meno banali ma comunque di facile presa come “la scimmia nuda balla”.
È più probabile che Occidentali’s karma debba la sua fortuna commerciale agli ascoltatori distratti piuttosto che a quelli che sono andati alla ricerca della “citazione nascosta”.
Quindi Gabbani è un genio?
Il genio è un individuo straordinario che realizza opere straordinarie; assodata la banalità di Occidentali’s karma, parlare di genio è una gran bella esagerazione.
Fonti: 1. Sanremo 2017, Francesco Gabbani si ispira a Desmond Morris e William Shakespeare per la sua "Occidentali's Karma" su The Huffington Post 2. Post di Alessandro D'Avenia sulla sua pagina Facebook 3. La scimmia si rialza su L'Imprevisto
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