“Non hai mai la sensazione che conoscersi meglio significa amarsi di meno?”. Da BoJack Horseman
Un cavallo, stella cadente di “Hollywoo”, vive tra lattine di birra sparse per casa, autodistruzione e una visione cinica della vita. BoJack Horseman è circondato da personaggi dissimili tra di loro: c’è Princess Carolyn, una gatta rosa, che nasconde dietro la sua carriera di manager e ai bicchieri di troppo la paura di rimanere sola; Diane Nguyen, una giovane giornalista che dietro l’accanimento riguardo temi socialmente utili nasconde la fragilità di una bambina; Mr. Peanutbutter, la nemesi (buona) di BoJack, un cane eccessivamente ottimista, quasi in modo ridicolo, amatissimo dal suo pubblico; Todd Chavez, un ragazzo che vive sul divano di BoJack e si nutre di idee strampalate ma geniali.
BoJack Horseman è un anti-eroe con cui ridi di gusto, ma soprattutto con cui piangi.
BoJack Horseman e Pirandello: il sentimento del contrario
Guardi BoJack e ti fa divertire: il perenne stato alterato, la sua casa esagerata, la conduzione di una vita dismessa da celebrità quasi fallita.
Poi l’osservi bene, inizi a vivere il suo dolore, a farti le sue stesse domande, a fargli compagnia dopo l’ennesimo hangover dove si chiede che cosa diventerà, se ha possibilità di redenzione da questa vita di sofferenze oppure rimarrà per sempre il pezzo di merda che è stato per tutta la sua vita.
Ve la ricordate la differenza tra “comico” e “umorismo”? Quella che Pirandello ci racconta nel suo saggio del 1908?
Nel primo caso – che Pirandello definisce come “avvertimento del contrario” – ci capita di ridere di qualcosa che mette in mostra una forte contraddizione rispetto alla norma a cui siamo abituati.
È l’esempio classico, fatto proprio da Pirandello, di una donna ormai avanti con gli anni che si veste e si trucca come una ragazza giovane. Appena la vediamo, noi ridiamo perché il suo atteggiamento e il suo aspetto esteriore sono imprevisti e inaspettati. Subentra però in un secondo momento il “sentimento del contrario”, su cui si basa l’umorismo; si tratta di un momento di riflessione e di analisi in cui arriviamo a comprendere che forse l’anziana signora si comporta così perché soffre per il suo invecchiamento o perché spera di essere (illusoriamente) ancora giovane. Il riso si trasforma così in una considerazione dolceamara sulla vita e sull’esistenza umana.
BoJack Horseman è una parte di noi, quella che soffre, quella che ha a che fare con la noia esistenziale, con il senso di inadeguatezza; quella che non sa perché sta al mondo e che spera che chiudendo gli occhi tutto finisca.
BoJack Horseman è soprattutto l’attaccamento alla vita, l’incapacità di essere leggero. È la tristezza che si attacca alla pelle.
BoJack Horseman, un personaggio che ride ma non sorride mai.
BoJack Horseman: un capolavoro umano.
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