In foto, Eugenia Galli e Tommaso Galvani di Zoopalco durante un’esibizione di poetry slam
Avete mai sentito parlare di poetry slam? Io no, almeno prima di conoscere l’associazione bolognese Zoopalco, nata nell’inverno 2015 da una congiunzione di esperienze performative e percorsi artistici molto differenti.
Ho scambiato quattro chiacchiere con uno dei componenti, Tommaso Galvani, ragazzo giovanissimo ma con le idee chiare. «Don’t know what I want but I know how to get it!», mi ha risposto quando gli ho chiesto cosa vogliono esprimere. Conosciamoli meglio.
Iniziamo a fare chiarezza, una breve e chiara definizione di poetry slam.
È uno spettacolo di poesia in forma di gara. I concorrenti – che potrebbero anche non essersi mai visti prima – si sfidano di fronte a un pubblico con le loro poesie e le loro performance. Una giuria popolare estratta a sorte tra il pubblico giudica. Un Maestro di Cerimonia conduce. Funziona perché è semplice!
Cosa differenzia il vostro modo di fare poesia da quello tradizionale?
Domandone! Parlare di modo “tradizionale” è rischioso (di quale tradizione si parla?) e la poesia è stata e rimane potenzialmente costruibile e fruibile attraverso una gran varietà di canali. Quindi parliamo più volentieri di mezzi espressivi! Quando si costruisce un testo per la carta è più facile immaginarsi un pubblico silenzioso e meditativo, a cui sia concesso un “tempo per non capire”. La ricezione di un testo orale, invece, deve essere immediata. Non si tratta di semplificare il testo, ma di renderlo accessibile attraverso la performance.
Il logo dell’associazione bolognese di poetry slam Zoopalco
Cos’è Zoopalco e cosa volete esprimere?
Zoopalco è un’associazione culturale che si occupa della creazione, diffusione e promozione della poesia performativa e multimediale sul territorio bolognese e nazionale. Ce la siamo imparata bene, eh? Cosa vogliamo esprimere? Don’t know what I want but I know how to get it! Tra di noi siamo così diversi che sarebbe difficile trovare una linea comune, dal punto di vista del “cosa”. Ciò che ci accomuna veramente è la voglia di sporcarci le mani di poesia, di infilarci tra le pieghe della multimedialità e della Spoken Music, tutto questo con uno spirito di iniziativa vagamente megalomane. Ma abbiamo anche dei difetti!
Perché una persona dovrebbe venire ad ascoltarvi o dovrebbe partecipare attivamente alle vostre iniziative?
Perché ci si diverte da matti. Coniughiamo il piacere della serata amical-sbevazzona con il bisogno umano di arte e di bellezza.
Quanto è stato importante per voi il territorio di Bologna?
Bologna è un babelico formicaio culturale: attira artisti, studenti, accademici e pirati, spacca gli anelli autoreferenziali delle comunità chiuse per creare delle catene più grandi, allargate e contaminate. È grazie a Bologna se ci siamo conosciuti (alcuni di noi sono del posto, altri vengono dagli angoli più remoti e bui d’Italia – Giulia perfino da Palermo!). Le dobbiamo tutto!
Ma nella vita quindi fate i poeti?
Abbiamo un grafico-musicista, un filologo che da grande vuol fare l’insegnante, una cantante letterata incazzata con la passione per le scartoffie, un attore-rapper professionista, un praticante avvocato con un passato da calciatore e una mastina palermitana tutto-fare. In definitiva sì, nella vita facciamo i poeti.
In foto, Tommaso Galvani di Zoopalco durante un’esibizione di poetry slam
Quali sono i vostri progetti futuri?
TOP SECRET. Ve ne accenniamo uno solo a cui teniamo particolarmente – ma è proprio un accenno, eh! C’è qualcosa che bolle in pentola e possiamo darvi due indizi: uno qui e uno là. Abbiamo accordi diplomatici con diversi poteri forti che preferiscono tenere tutto all’oscuro, per il momento. Ma non rilassatevi troppo.
Come si combatte l’ansia da prestazione sul palco?
Calcandolo e calcandolo e calcandolo! Se riesci a dirlo tutto veloce, sei già sulla buona strada. Comunque anche noi, in situazioni nuove e inaspettate, ce la facciamo ancora sotto. Meno male, perché è questa la droga del performer!
Generalmente nelle mie interviste faccio un giochino di “condivisione musicale”, ma voi fate poesia e, lo so, fate poesia orale. Dunque facciamo un’eccezione, vi chiedo di dedicare qualche verso ai lettori del nostro blog (chiudete tutti gli occhi e immaginate una voce che recita).
Siccome è poesia orale, facciamovela sentire (e vedere!). Questo è un pezzo del nostro Matteo Di Genova, enjoy!
Chiudiamo l’intervista parlando di un luogo, di un tramonto, di un cielo. Qual è il vostro posto nel mondo?
Un bunker con le birrette. Ultimamente abbiamo iniziato a vederci più spesso lì, nel caso scoppiasse un incidente nucleare proprio mentre siamo in riunione.
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