Immagine tratta dall’adattamento cinematografico Piccole Donne (Gillian Armstrong, 1994). In foto, Winona Ryder, Trini Alvarado, Kirsten Dunst, Susan Sarandon, Claire Danes
Tutti nella propria vita, almeno una volta, hanno incrociato con lo sguardo o hanno sentito nominare Piccole Donne, una storia intramontabile che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, continua a insegnare qualcosa e a farsi vedere con occhi diversi dalla volta precedente.
Piccole donne, facente oramai parte di una letteratura classica e per alcuni versi quasi archiviata, è in realtà un piccolo capolavoro pedagogico e soprattutto, visto con occhi più adulti – se così si può dire – un primo piccolo manifesto femminista nel mondo letterale, sociale e cinematografico.
La storia di Meg, Jo (narratrice delle vicende), Beth e Amy ha segnato una generazione di giovani donne, con due adattamenti sul grande schermo (a breve il terzo) e uno sul piccolo contenuto in una miniserie; ma scaviamo un po’ più a fondo.
La storia è semplice e lineare: quattro ragazze che agli albori della loro vita, nella dolce consapevolezza adolescenziale che un giorno sarebbero diventate grandi, passano il tempo tra faccende casalinghe, giochi sulla neve, letture e debutti in società; tra messe in scena in soffitta di operette scritte dall’aspirante scrittrice Jo, aiutano mami, la madre premurosa così appellata, e attendono il ritorno a casa del padre partito soldato per una guerra che fa da sfondo al romanzo: la guerra di secessione Americana.
Un giorno cresceremo tutte, Jo, tanto vale sapere ciò che vogliamo.
– Amy, Kristen Dunst , nell’adattamento cinematografico del 1997
Jo è l’emblema della storia: sarà infatti colei che scriverà il romanzo intingendo il pennino nel libro della sua memoria; colei che sbarcherà a New York e frequenterà circoli riservati a soli uomini, in cui alle donne l’ingresso era limitato da strette regole sociali, in cui potrà però avere la libertà, seppure ancora parziale, di dire la propria opinione; parlare di diritto al voto in un’epoca in cui una donna non poteva nemmeno concepire l’idea di votare; ottenere libero arbitrio, pur essendo una donna e, in quanto tale, ancora concepita come perfetta massaia pronta ad accudire i figli e il focolare domestico.
Meg incarna invece questo stereotipo di donna perfetta in età di secessione, dal momento in cui, una volta adulta, preferisce seguire le tracce della madre. Al contrario, la piccola Amy, sempre accompagnata da un velo di superficialità, tornata dall’Europa finisce per accasarsi con Laurie, vicino di casa e vecchio amico che non manca mai di concedersi qualche piccolo vizio, che può permettersi grazie a una buona eredità famigliare. Altra e più triste sorte toccherà invece alla povera Beth, la più ingenua e forse genuina, quasi senza nessuna ombra in volto, amante del pianoforte e dei suoi gatti, finché il morbo della scarlattina non colpirà il suo cuore fragile.
Quindi cari lettori, non dimentichiamoci mai di questa piccola perla e non lasciamo che, libro o DVD che sia, prenda ancora polvere sul comodino; riscopriamo la genuinità di queste quattro sorelle, così forti, così diverse tra loro, ma con in comune un grande amore l’una per l’altra, per la vita, la letteratura, l’arte. Ricordiamoci che dentro di noi c’è sempre una piccola donna desiderosa di cambiamento, bisogna solo darle il tempo di sbocciare.
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