In foto, il cantautore Praino
Praino è un giovane cantautore, classe 1989, nato in Calabria e trasferitosi a Bologna a 18 anni, dove vive tutt’ora. Si fa strada sulla scena indipendente con il progetto Il disco di Praino, uscito per la REC Dischi Indipendenti. Successivamente, con il singolo Gelo polare, scalda gli animi all’inizio di questo 2019, mentre con Biriyani racconta una storia vera che arriva dritta alle orecchie dell’ascoltatore.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per capire cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi.
Dalla Calabria a Bologna, quante cose sono cambiate?
«È cambiato tutto; il mondo, oserei dire. Ma è così per tutti. Se poi nel mezzo ci metti che parti ragazzino e un giorno, svegliandoti, ti spuntano i capelli bianchi, beh, rendo l’idea. È una bella/inquietante sensazione, ti fa capire che di strada comunque ne hai fatta».
Biriyani è il tuo ultimo singolo. Di cosa parla questa storia?
«Biriyani è un’ispirazione, un po’ speziata, arrivata dal racconto di vita di un mio amico bengalese, Sumon. Nasce dal bisogno di raccontare una storia che altrimenti sarebbe passata inosservata. Ho provato a raccontare a modo mio quello che mi è arrivato sul piano emozionale».
Io so bene dove è stato girato il video, ma per chi non lo sapesse, puoi raccontarci qualche aneddoto?
«Il video è stato girato fra Bologna e Marina Romea. Di aneddoti ce ne sono tanti, ma quello che ricordo con più piacere riguarda la giornata di riprese in sé. Con il regista Tonino Sanfedele ci siamo dati una linea ben precisa: lasciarsi ispirare anche dai posti e dai protagonisti stessi, lasciandoli liberi talvolta di improvvisare e di girare a istinto. La giornata passata insieme è stata leggera e super piacevole».
Gelo Polare è uscito all’inizio di quest anno. Che ricordi hai di quel momento?
«Molto belli, ho provato tante emozioni e conosciuto tante persone (cosa per me non così scontata). Con Gelo polare si può dire che abbia messo un piede nel mondo musicale un po’ più mainstream, se vogliamo, ma quello che ho visto – l’ambiente in sé, la poca musica e il troppo business – mi hanno fatto pensare un bel po’ e ho fatto un piccolo passettino indietro, mi sono preso del tempo per riflettere. Volevo capire se realmente quell’ambiente, quell’enorme contenitore in cui ero finito, fosse in linea con quello che sono».
Qual è il momento della giornata in cui riesci a essere maggiormente ispirato per i tuoi testi?
«Assolutamente di notte. Ci sta un sacco come momento, anche perché in effetti è l’unico in cui posso liberamente utilizzare il tempo come voglio. Mi piace molto suonare e scrivere di notte, mi sento molto “la finestra con la luce accesa in un grattacielo mentre tutti dormono”».
In foto, il cantautore Praino
Che rapporto hai con i live? Hai qualche gesto scaramantico che fai prima di salire sul palco?
«Amo molto i live ma soffro tantissimo l’ansia, un po’ come nella vita. Suono da ragazzino, ma dietro la batteria in qualche modo ti senti protetto. Essere avanti e mettere a nudo i propri pensieri è tutta un’altra storia».
Quando uscirà il tuo prossimo disco e che progetti hai per i prossimi mesi?
«Il disco è in lavorazione. Fra qualche settimana chiudiamo le pre-produzioni: abbiamo deciso di fare le cose con calma.
«Il disco che uscirà sarà molto personale, ci sarà dentro tanto di me come suoni e ascolti che mi hanno formato. Sarà un disco che rischierà, che cercherà di andare oltre quello che è stato Praino fino ad ora. Lo incideremo nel nuovo studio che stiamo costruendo, una cantina del 1600 trovata per caso. Sto lavorando lì sotto da mesi e sono davvero super stanco, ma sarà bellissimo».
Ora facciamo un gioco di “condivisione musicale”. Se dovessi regalare una canzone (non tua) a una persona molto importante per te, che brano sceglieresti?
«Allison degli Slow Dive».
Chiudiamo l’intervista parlando di un luogo, di un tramonto, di un cielo. Qual è il tuo posto nel mondo?
«Non posso scriverne uno. Ti dico assolutamente: l’Islanda, la Sila, in montagna e i laghi di Sibari, dove c’è casa per davvero».
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