Alessio Ciccolo è un cantautore calabrese trapiantato a Bologna. Come tutti i giovani che partono dal proprio paese di origine per andare a studiare fuori, Alessio porta con sé un bagaglio di sogni e speranze per il futuro. Le sue canzoni raccontano la vita dei fuorisede, la precarietà di questa condizione ma anche la voglia di cambiare le cose.
Lavanda e avorio è il titolo del suo secondo singolo, una ballad imbevuta di organo e chitarre che fotografa un incontro imprevisto e sinestetico tra due anime nella prima notte del nuovo anno. Così Alessio aggiunge un altro tassello al suo puzzle, un altro indizio per entrare nel suo mondo e magari sentirsi meno soli. Ecco cosa ci ha raccontato sul suo modo di intendere la musica, la comunicazione sui social e la sua anima irrequieta.
Lavanda e avorio è il titolo del tuo secondo singolo. Di cosa parla questa canzone?
«Racconta di un amore lontano dalle dinamiche di una relazione, dentro la quale inevitabilmente si corre il rischio di compromettere la libertà e la spontaneità dei primi incontri. In questi momenti ci si affida all’altro senza conoscerlo, lasciandosi andare a un azzardo spensierato».
Per la copertina del brano e per la comunicazione sui social hai scelto delle istantanee. Qual è il significato che attribuisci a questi scatti?
«Sono fotografie che fermano il tempo sulla pellicola, così come un ricordo rievoca scenari nostalgici del passato. È inoltre un modo per sottolineare la fugacità di certi incontri».
Per quanto sia difficile oggi dare delle definizioni, di sicuro il tuo modo di fare musica sente le influenze di un mondo cantautorale. A quali artisti ti ispiri?
«Il cantautorato è un contenitore, più che un genere, e credo sia il vestito più adatto per i miei pensieri. Nella contemporaneità, Niccolò Fabi è fonte di grande ispirazione, così come la coppia siciliana Colapesce-Dimartino».
Prima di avere questo tuo progetto solista suonavi in una band di genere totalmente diverso. Cosa è cambiato rispetto a quegli anni?
«Le sonorità incidono sicuramente, se consideriamo che le band in cui militavo spaziavano dal prog all’alternative rock di stampo anni Novanta. Ciò che cambia è la consapevolezza dei propri limiti e punti di forza, mentre cerco di mantenere il rapporto con i musicisti il più collaborativo possibile».
Quindi possiamo dire che sei un’anima rock chiusa dentro una penna cantautorale?
«I miei ascolti sono da sempre direzionati verso questa dimensione musicale e, nella scrittura delle canzoni, tengo conto di queste radici».
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Uscirà un EP che raccoglie i singoli pubblicati insieme a un paio di brani inediti, con la speranza di poterli presto suonare in giro per l’Italia».
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