Una lunga fedeltà a Italo Calvino, di Giovanni Falaschi, edito dalla casa editrice Aguaplano. Foto di Ylenia Del Giudice
Parlare di Calvino è motivo d’ansia per me, così come non riuscire a completare un articolo in tempo. Sono le 5:40 di questo giovedì dedicato ad Aguaplano e a Una lunga fedeltà a Italo Calvino, di Giovanni Falaschi.
Il testo, pubblicato nel 2019, è un volume che arricchisce il lettore. Una prefazione, quella di Falaschi, che ribalta l’immagine dello scrittore Italo Calvino in bianco e nero alla quale siamo abituati. Prosegue poi con lo scambio epistolare fra i due, arricchito da note e documenti resi noti alla fine del volume. Un lavoro di ricerca encomiabile da pare di Giovanni Falaschi.
La camicia rosa: il problema della recensione
La costruzione di questo testo e la sua impossibilità di essere inserito fra la letteratura alla quale siamo abituati rende questo articolo più breve, meno interessante e, forse, più freddo.
Giovanni Falaschi, erede del modus operandi di Calvino, propone un lavoro di ricerca minuzioso basato sull’onestà intellettuale di chi espone, obiettivamente, il proprio punto di vista. Lo racconta come fosse un vecchio lavoro di ricerca fra le carte lasciate nei cassetti: si sente la polvere, l’odore dei libri fermi per troppo tempo in uno scaffale, si percepisce il dispiegarsi dei ricordi e della storia che non abbiamo vissuto. Con quale diritto si può giungere a recensire, bene o male che sia, i ricordi che qualcuno sceglie di condividere con altri?
La camicia rosa: la fedeltà dei lettori
Una delle pagine del libro Una lunga fedeltà a Italo Calvino, di Giovanni Falaschi, edito dalla casa editrice Aguaplano. Foto di Ylenia Del Giudice
Il lettore che sceglierà di avvicinarsi a questo testo, dovrà farlo come si trattasse di un manuale accademico, prendendo le giuste pause per appuntare informazioni, sfogliando nuovamente le copie dei propri testi di Calvino.
Il lettore che sceglierà di cimentarsi in questo viaggio, riprenderà a studiare. Si interrogherà su Il sentiero dei nidi di ragno, sulla figura di Calvino partigiano e di Calvino scrittore: conoscerà un uomo che avrebbe potuto girare scalzo per Parigi e che quasi venne costretto a spiegare le sue opere nelle successive edizioni dei suoi romanzi.
Giovanni Falaschi permette a noi lettori di ampliare il quadro che, nel corso del tempo, abbiamo dipinto. Ci parla di un Calvino maestro; di uno scrittore che viveva, per così dire, nelle mura di Einaudi; che non amava partecipare a incontri letterari privi di ragionamento e trasporto. Falaschi ci racconta Italo Calvino abbronzato, con una camicia rosa.
Perché leggere Una lunga fedeltà a Italo Calvino?
Una cosa che ho sempre creduto – lo stesso Falaschi ne parla nella sua prefazione – è che uno scrittore racconti molto di se stesso nei suoi libri. Inconsapevolmente, ogni parola si porta via un pezzetto di noi. Per i lettori credo sia la stessa cosa: si prende un pezzetto dello scrittore e lo si rielabora, secondo il canone e il proprio bagaglio culturale.
Con questo processo mentale, la figura di Calvino ne esce ammaccata, priva di alcune caratteristiche e di alcune sfaccettature. Distorta, come le sue città invisibili, il lettore non si cura di porre domande a questa figura. L’accetta così come viene, ingrigita, con una spilletta con su scritto «partigiano», «scrittore». Con qualche parola di francese e un sigaro cubano. Leggere l’esperienza di Falaschi restituisce all’immagine che abbiamo un senso di vitalità lasciato sui banchi di scuola, vicino alla copia della strana vita di Cosimo Piovasco di Rondò e di suo fratello Biagio che ne racconta la storia.
La camicia rosa: la stampa
Un dettaglio della costola del libro Una lunga fedeltà a Italo Calvino, di Giovanni Falaschi, edito dalla casa editrice Aguaplano. Foto di Ylenia Del Giudice
Un altro dei motivi, se vogliamo, per sfogliare con amore questo testo si ritrova nella bellezza dell’allestimento. Una copertina che non ha bisogno di informazioni aggiuntive, impostazione calibrata perfettamente per dare il giusto spazio ad autore, titolo dell’opera, sottotitolo e casa editrice. Una grande foto in bianco e nero di Calvino degli archivi Alinari troneggia su una plastificazione che rende ancor più vivo il bianco della carta.
La cordonatura della seconda e della terza di copertina è perfettamente aderente. Pulite, ridotte al minimo le informazioni su queste bande laterali spesso troppo abusate.
La carta interna, bianca e di 90-100 grammi probabilmente, si presta a mantenere l’aspetto accademico di questo volume, complice certamente il taglio netto e pulito della carta.
La rilegatura è poi la cosa che completa questo lavoro di allestimento e che consente al lettore di non perdere una sola pagina, di non restare con parole troncate a causa di una brossura troppo frettolosa. Il filo refe è invisibile, nascosto fra i piccoli tomi rilegati insieme.
Un libro, questo, destinato a durare come la fedeltà, mia e di Falaschi, verso Calvino.
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