Che cos’è una query? Nel linguaggio informatico una query consiste nell’interrogazione di una raccolta dati col fine di indagare o aggiornare quella raccolta.
La scena d’apertura del cortometraggio Query, diretto da Sophie Kargman, inizia in piena medias res.
I protagonisti Jay (Justice Smith) e Alex (Graham Patrick Martin) in un frame del cortometraggio Query
Noi non sappiamo come tutto sia cominciato, cos’abbia innescato la conversazione iniziale. E non lo sapremo mai.
Sembra quasi che il film sia partito male, che abbiamo inavvertitamente saltato in avanti sulla barra dei minuti; che ci sia stato un problema nel caricamento; o che peggio ancora, abbiano sbagliato a caricare il cortometraggio e abbiano dimenticato una scena.
Ovviamente non è niente di tutto questo.
Semplicemente entriamo a dialogo cominciato, direttamente nella consueta quotidianità di due coinquilini amici di vecchia data, Jay (Justice Smith) e Alex (Graham Patrick Martin).
Sono anche gli unici due personaggi a comparire, se escludiamo le fugaci ma solo apparentemente superflue apparizioni di Jim (Armie Hammer, proprio lui) e Olivia (Olivia Sui).
Query: my man
Quasi ci sembra di invadere il loro spazio, di essere di troppo, di origliare una semplice conversazione fra amici, di quelle che abbiamo anche noi ogni giorno. Il tema della conversazione, la sessualità, la ragion d’essere degli orientamenti sessuali: Alex pone una valanga di domande retoriche e di dati di fatto sulla natura assolutamente arbitraria degli orientamenti sessuali, su quanto siano socialmente definiti e determinati. Con queste ragioni cerca di punzecchiare e confutare le placide convinzioni di Jay, tranquillo della propria eterosessualità e sicuro di non poter provare attrazione sessuale per gli uomini.
Lungo tutta la giornata, dal mattino fino a sera, i due amici disquisiscono amabilmente su questo tema: l’uno insistendo su teorie e fatti, quasi ossessionato; l’altro rispondendo con battute a un passo dall’essere da spogliatoio e buttandola sempre sul ridere.
A un certo punto la butta talmente tanto sul ridere che spiazza il suo amico e cambia le sorti della giornata contro ogni aspettativa.
Query: close to me
Quasi non ce ne accorgiamo, ma ciò che colpisce è che questi due ragazzi sono sempre soli, per tutto il giorno non hanno contatti significativi con altre persone esterne ma al contrario tendono a preferire la sola compagnia l’uno dell’altro, in un continuo pas à deux perfettamente sincronizzato e bilanciato.
Allo stesso tempo per quasi tutta la durata del cortometraggio Jay e Alex non sono mai vicini, non si toccano quasi mai e interagiscono a distanza. Ma è proprio in questi momenti che sembrano più a loro agio, disinvolti, come immersi in un flusso spontaneo tutto loro, collaudato da anni di amicizia e convivenza. In perfetta sintonia, come se non avessero più bisogno di conferme circa il loro legame, perché è forte e saldo, si conoscono alla perfezione e il loro pas à deux fila liscio che è una meraviglia. Uno sempre a sinistra e l’altro sempre a destra; soltanto nella scena finale si scambieranno le posizioni (e le disposizioni).
Sembra non ci sia spazio per nessun altrƏ nel loro movimento: quando entrano in scena altre persone che provano ad aggiungersi al loro pas à deux ecco che Jay e Alex incespicano e si pestano i piedi. Sono questi anche i momenti in cui sono più fisicamente vicini e sono questi i momenti in cui è come se scoprissero per la prima volta uno spazio in comune più ravvicinato, uno spazio che non avevano ancora preso in considerazione, di cui non conoscono il ritmo, i passi.
Query: 9 minuti
9 minuti di Query ci fanno capire quanto sia facile dare per scontato il significato dei nostri legami e della nostra identità. Fino a che punto ha senso ergersi dietro le definizioni e le etichette? Fino a che punto ha senso straparlare di qualcosa se non si vuole davvero affrontarla? Fino a che punto ha senso non farsi mai domande su ciò che non pensiamo ci riguardi direttamente?
Query coglie proprio quella sensazione di trepidazione e paura di andare oltre, di scavalcare lo steccato del proprio giardino tranquillo. Cosa succede se lo scavalchiamo?
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