Diario di un mondo fermo, così Pietro Cifarelli, su Instagram Cifap, racchiude la sua quarantena. Quotidianamente, da quel Marzo 2020, ha iniziato a scrivere, pubblicando online un pensiero al giorno.
In altre circostanze avrei trovato alquanto ridicola la comunicazione tramite social; oggi è ufficialmente l’unico strumento che ci consente di limitare i danni della distanza, per quanto possibile.
Estratto della prefazione a cura di Alberto Bove Natellis per Pietro Cifarelli e Diario di un mondo fermo. Foto di Ylenia Del Giudice
Mettiamo le carte in tavola. Chi come me racconta anche di libri, dovrebbe avere sempre il buon gusto di non divorare un testo annegandolo nella propria ferita. I libri, soprattutto la poesia, hanno un potere salvifico ed io questa volta non l’ho saputo sfruttare, non subito. È stato necessario il confronto con Virginia per farmi capire che stavo sbagliando.
Copertina de Diario di un mondo fermo, di Pietro Cifarelli, edito Eretica Edizioni. Foto di Ylenia Del Giudice
Diario di un mondo fermo: in punta di piedi
Pietro è arrivato da me in punta di piedi, con la delicatezza di chi si offre senza pretese. «Ciao, mi chiamo Pietro» e inizia a raccontarmi brevemente di lui, delle sue poesie e della Milano che lo ha adottato.
Mi racconta della Brigata Franca Rame e del volontariato. «Diario di un mondo fermo non è nato per essere un libro, lo è diventato assembrando (perché le parole fortunatamente possono ancora starsi vicine) insieme tutte le 75 poesie scritte in 75 giorni».
Illustrazione di Carlotta Calabria della poesia Giorno 6. Estratto da Diario di un mondo fermo, di Pietro Cifarelli. Foto di Ylenia Del Giudice
Sono versi, i suoi, cadenzati da un ritmo riconoscibile anche da orecchie poco allenate. Le sue poesie si accompagnano al progetto grafico di Carlotta Calabria che rende concreta l’idea del movimento, come se le parole fossero all’improvviso malleabili con gli occhi. Le sue linee abbracciano le parole di quel mondo fermo, linee morbide e angoli acuti.
[…] Ecco, ci si è immedesimati l’uno nell’altro, o ci è stata la voglia di farlo, di creare connessioni, di aiutarsi nella sofferenza. E’ questo il modo in cui il Diario è nato.
– Estratto da uno scambio di mail con l’autore
Diario di un mondo fermo: diario di tutti
75 poesie per 75 giorni. Si può immaginare un diario come tanti, con date che ci diano la possibilità di circoscrivere la poesia in uno spazio e in un tempo. Invece Cifarelli si limita ad indicare i giorni come giorno 1 e così via. La poesia, in questo caso, abbatte i confini del tempo anche se confinata in quello del primo lockdown.
[…] Un ragazzo del mio paesino Lucano un giorno mi disse “siamo figli del concetto di libertà, ma libertà non è fare quello che si vuole quando si vuole, ma fare quello che si vuole quando si può” […]
– Estratto da una conversazione con l’autore
Illustrazione estratta da Diario di un mondo fermo. Progetto grafico di Carlotta Calabria. Foto di Ylenia Del Giudice
I versi sono altalenanti; è il diario di un ragazzo che vive ciò che scrive quotidianamente. Le poesie esprimono pienamente la condizione oscillante del nostro stato emotivo durante la quarantena. Un lockdown che, ricordiamoci, è finito solo tecnicamente. Continuiamo ad annusare aria dalle nostre momentanee celle.
Pietro Cifarelli è in qualche modo uno degli altri, uno che ha visto come tutti il sole dalla finestra. Così Diario di un mondo fermo diventa diario di tutti o quasi.
Diario di un mondo fermo: la superficie
Di punti di vista sul vissuto della quarantena ne abbiamo letti e scritti tanti; qui su Parte del discorso, ancora oggi, ci riflettiamo. Ho percepito inizialmente incoerenza in questo quaderno d’arte (poesie che si amalgamano alle illustrazioni, ndr) di Eretica Edizioni. Come se mancasse qualcosa per riuscire a scavare nel fondo.
[…] a quanto sia importante non aver paura di condividere una passione, perché spesso ciò che tu pensi è semplicemente la stessa cosa, esposta in maniera diversa […]
– Estratto da uno scambio di mail con l’autore
Cifarelli non vuole farsi carico del peso del mondo, condivide pensieri e forme che possono senza dubbio adattarsi come una seconda pelle a quel mondo. È il caso di dire che il problema sono io, dunque. Il grande intoppo è nel mio born-out personale, fatto di pensieri costanti che va avanti da anni.
Cosa c’è oltre il tutto? Ci siamo noi, rei confessi che non abbiamo avuto il coraggio di fermarci prima, di rallentare la corsa e parlarci, carezzarci. Anche per questo siamo entrati in crisi. Che ci faccio, ora, con me?
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Diario di un mondo fermo: di fermo c’è solo l’inchiostro
Nonostante il transfert messo in atto senza rendermene conto, rifletto: l’obiettivo primario di Cifarelli è stato raggiunto. I suoi versi sono accessibili a tutti, sono uno strumento di riflessione per chi non ne ha altri a disposizione. Non tutti hanno scelto un percorso dedito alla psicologia o all’analisi degli aspetti emotivi in caso di crisi.
Diario di un mondo fermo riesce dunque ad arrivare lì dove molti giornalisti non sono riusciti. Arriva dove altri ignobili diari di quarantena non sono arrivati. È poesia per tutti quelli che si sono persi e scelgono di togliere il telo dallo specchio e guardarsi.
Cosa c’è oltre il tutto? Ci siamo noi, rei confessi che non abbiamo avuto il coraggio di fermarci prima, di rallentare la corsa e parlarci, carezzarci. Anche per questo siamo entrati in crisi. Che ci faccio, ora, con me?
Diario di un mondo fermo: donne e cani sciolti
Le poesie sono tutte classificate per giorno, nessuna data in particolare, nessuna costrizione. Proseguendo nel tempo i giorni sono accompagnati da dediche o eventi, come i natali di Roma o la Giornata Mondiale della Terra. Poi il giorno 60, Fase 2.1:
Oggi come
cani sciolti
senza padrone
né guinzaglio
né religione.
Oggi come
cani sciolti
randagi, irrisolti
abbaianti figli
della confusione.
Illustrazione di Carlotta Calabria della poesia Giorno 60. Estratto da Diario di un mondo fermo, di Pietro Cifarelli. Foto di Ylenia Del Giudice
Lungo la strada si incontrano figure di donne; vagano fra i versi come richiama l’eroe la sua Durlindana: lo si legge nella prefazione e lo si evince nel testo. In questa sua condizione di apparente immobilità Pietro Cifarelli chiede aiuto e invoca più volte una figura che possa attenuare le sue sofferenze, che possa accompagnarlo in quei giorni difficili da digerire.
Il giorno 22 mi disturba. Un’estate in divenire, piccole speranze che ci raccontavamo tutti per arrivare a fine giornata. Io, che questa estate l’ho odiata, che quell’aria salmastra l’ho respirata poco. Di questa estate porto sulla pelle solo il bruciore del sale. Qui ho iniziato a sovrascrivere la mia esperienza sulla sua, qui ho iniziato a sbagliare la lettura e l’analisi.
La grande fortuna l’ho avuta nel poter dare a me stessa quel tempo per correggere qualche bug e tornare a parlare con Pietro, il poeta comunista. Cancellare tutto e riscrivere.
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